di Pietro Gualandi
In questo momento chi dubita sul “verso” del cambiamento passa per essere un conservatore, e di quelli peggiori. Sto dunque diventando un reazionario? Renzi con il suo Governo ha detto che ha intenzione di riscrivere lo Statuto dei lavoratori, con la motivazione ancora una volta di ammodernare il Paese. È così che ha dichiarato: “Basta coi totem, non parliamo solo dell’articolo 18, che riguarda una discussione tra destra e sinistra, parliamo di come creare posti per le nuove generazioni, riscriviamo lo Statuto dei lavoratori”.
Dunque l’ostacolo articolo 18 non lo si abbatte, ma semplicemente lo si aggira, rivedendo il tutto. Una riforma, ovviamente a semplificazione, delle leggi sul lavoro, da chiamare, udite udite, Codice del Lavoro (Sacconi nella sua legislatura aveva parlato di Statuto del Lavoro, sostituendo “lavoratori” con “Lavoro”, una scelta precisa, qui si andrebbe oltre, nel campo addirittura dei Codici, dove è già scritto tutto).
Visto che è una discussione tra destra e sinistra, il totem non lo si tocca, ma lo si svuota, si fa qualcosa di destra dicendo qualcosa di sinistra, e si guadagna il consenso del popolino con due paroline: “riforma” e “semplificazione”, chi non le condivide oggi? Pure i conservatori ora si dicono riformisti, cosa c’è di meglio di una riforma semplificante, che riduce invece di estendere, cosa c’è meglio di una controriforma? Quando lo Statuto dei lavoratori fu approvato si disse, a ragione, che la Costituzione era finalmente entrata in fabbrica.
E sono i principi fondamentali della Carta, quelli della prima parte, quelli che tutti, a “destra” e a “sinistra”, considerano inderogabili. I diritti che riguardano la persona nella sua dignità, diritti di libertà, di giustizia, di formazione del cittadino nella società, nel luogo pubblico. Lo Statuto disse che quegli stessi diritti dovevano essere garantiti anche nel luogo a proprietà privata dove il cittadino compiva il diritto primo su cui si fondava la stessa Repubblica, il lavoro.
Dire di volere riscrivere lo Statuto dei lavoratori è come dire di volere riscrivere la prima parte della Costituzione, e se non è così allora implicitamente si sta dicendo che ci sono luoghi (quelli dei datori di lavoro) dove i diritti valgono diversamente. La storia del Paese prima dell’entrata in vigore dello Statuto è intessuta di dolori, di pesanti illeciti, di brutali discriminazioni, di dure umiliazioni dei lavoratori. Siamo proprio certi che oggi la Costituzione nei luoghi di lavoro non sia più necessaria?
Al di là del rischio che si ripresenti un’alta conflittualità permanente, l’alterazione di principi cardine da preservare anche nel mondo lavorativo, non serve affatto per ammodernare questo. È un puro inganno sostenere che si creano posti di lavoro per le nuove generazioni togliendo i diritti a coloro che ancora li hanno (è una bugia dalle gambe cortissime, smentita da innumerevoli studi di settore, ma soprattutto già dai fatti).
Qual è dunque il vero obbiettivo? Oggi nella diffusissima paura di perdere il lavoro abolire l’articolo 18 significa spostare il rapporto di lavoro (che è un contratto) da una parte sola, significa di fondo il potere unilaterale di scelta valoriale dei salari. Cioè in poche parole l’imposizione del blocco prima e dell’abbassamento poi dei salari, tutto ciò per essere “competitivi”. Questo stanno chiedendo i grandi finanziatori ad una parte della Comunità Europea (confermando la mancanza di univocità nel Vecchio Continente): la competitività con i paesi in assenza di diritti e in presenza di bassi salari. Ma se proprio deve essere “competizione” (mai la parola “cooperazione”) perché non con quei paesi che garantiscono salari giusti ed i diritti inalienabili della persona?
Per creare posti di lavoro le leve sono stranote (la regolamentazione di esso è secondaria), riguardano nuovi progetti, nuovi prodotti, nuove tecnologie, nuove energie, nuovi investimenti, un piano industriale connesso con quello energetico-ambientale. Lo Statuto dei lavoratori lo riscriveremo ha detto il Premier, ma con chi? Con chi se non con i protagonisti, i lavoratori, tramite i loro rappresentanti, i sindacati? No, con loro assolutamente no. Allora con Alfano e Sacconi lo si può riscrivere. No troppo eclatante. Lo si può però riscrivere con l’inchiostro magico, e voilà poco dopo la pagina dell’articolo 18 sarà bianca.