di Massimo Corsini
A giorni dovrebbe uscire il bando che assegnerà la gestione dei servizi sull’handicap e integrativi (prescuola, doposcuola e refezione) nelle scuole di Bologna e provincia. Tre anni fa, sotto il commissariamento di Anna Maria Cancellieri, la Coop Dolce, il principale operatore sul territorio, perse la gara d’appalto nelle scuole della città a vantaggio della Quadrifoglio, l’attuale gestore del servizio. Per circa 400 educatori fu un carro bestiame quando, in seguito ad accordo sindacale, si trovarono tutti quanti, nel giro di una notte a fare le ore piccole per firmare un nuovo contratto con un nuovo datore di lavoro. Questa volta l’episodio non si dovrebbe ripetere: ormai da qualche tempo è stata imbastita una sorta di trattativa tra sindacati, CGIL, CISL,UIL, USB e Comune per cercare di evitare gli eventuali disagi derivanti dalle nuove assunzioni e metter le mani avanti sulle condizioni contrattuali, in generale, degli educatori.
È stato chiesto, infatti, non solo che il bando uscisse per tempo, ma anche che la nuova gara comprendesse l’unificazione dei servizi sull’handicap, integrativi e dei centri estivi. Mentre sui primi due sembra esserci in qualche modo una convergenza di vedute, le divergenze tra sindacato e Comune arrivano in merito al terzo dei tre punti.
Scorrendo però il verbale di accordo firmato con la CGIL, probabilmente la novità principale dal punto di vista contrattuale riguarda la “mensilizzazione” del contratto di lavoro, che, a quanto pare, sembra sia stata accettata dal Comune come clausola premiante da inserire nel bando (non potrà essere condizione essenziale per poter partecipare alla gara ma costituirà un valore aggiunto che assegnerà punteggio).
Fino a oggi, di fatto, agli educatori viene assegnato un monte ore settimanale che determina, a sua volta, il monte ore del mese e quindi lo stipendio. Quest’ultimo varia a seconda delle presenze del minore seguito: se lo studente è assente la retribuzione sarà inferiore. Va da sé che tale condizione costringe il lavoratore ad una precarietà latente. Non è tutto. In molti casi agli educatori non viene riconosciuto il pasto che spetterebbe normalmente quando si effettua un determinato numero di ore di lavoro.
Si è spesso assistito alla situazione paradossale per cui il lavoratore, dovendo seguire un minore durante l’orario della mensa, si trova a dover saltare il pranzo perché “a lui non spetta” (questo mentre gli altri dipendenti scolastici, giustamente, mangiano seduti). Tra le richieste avanzate dalla CGIL compare anche la definizione ed il pagamento delle cosiddette ore di “programmazione”, ovvero poche ore in più al proprio orario per poter pianificare le attività con i docenti.
Ma la principale nota dolente rimangono i centri estivi. Si legge nel comunicato sindacale: “Una differenza più profonda fra l’impostazione sindacale e quella del Comune è da registrarsi in ogni caso sul tema del lavoro estivo. Abbiamo prima di tutto denunciato come nei centri estivi molti educatori professionali, lo scorso anno, si trovassero a gestire contemporaneamente, nello stesso orario, più casi educativi, a volte anche di una certa gravità. Su queste tematiche l’Amministrazione si è resa disponibile ad un incontro nel prossimo periodo.
Abbiamo poi avanzato una richiesta da tempo presente all’interno della nostra piattaforma, ovvero che i centri estivi assegnati ogni estate dal Comune (fino ad oggi con un bando esteso da Asp Irides) venissero ricompresi nell’appalto. Il problema è semplice: i minori disabili iscritti ai centri estivi sono circa il 25-30% di quelli che frequentano le scuole nel periodo settembre-giugno, ne consegue che non più di un terzo degli educatori presenti sui servizi riescono a lavorare nel periodo giugno-settembre”.