dell’Associazione Altra Memoria, Barcellona
Nei giorni scorsi il ministro della difesa, il capo di Stato maggiore dell’aeronautica militare e varie testate giornalistiche hanno diretto i loro messaggi di auguri, per aver raggiunto la soglia dei 100 anni, a Luigi Gnecchi, aviatore pluridecorato, che dal 1935 al 1943 partecipò a diverse azioni di bombardamento al servizio dell’Aviazione Legionaria.
Per le operazioni condotte durante la guerra civile spagnola Gnecchi ricevette la prima medaglia, nel 1938, anno in cui vennero portati a termine i bombardamenti a tappeto – primo scalino della spirale di orrore che sarebbe culminata con le atomiche di Hiroshima e Nagasaki – sulla città di Barcellona, che provocarono migliaia di morti tra la popolazione civile e che sono attualmente oggetto di un processo aperto dai tribunali di Barcellona contro i responsabili di quelel azioni, qualificate come crimini di lesa umanità.
Secondo l’ordinanza emessa il 22 gennaio 2013 dalla Sezione X dell’Audiència Provincial di Barcellona, i bombardamenti eseguiti dall’Aviazione Legionaria furono atti “indiscriminati contro civili, che avevano come unico scopo bombardare quartieri densamente popolati della città di Barcellona […] servendo così da prova generale per futuri bombardamenti contro civili, la qual cosa implica la messa in opera simultanea di vari reati punibili dalla legge, da qualunque legge, in ogni tempo e luogo; in concreto erano proibiti dall’allora vigente Convenzione dell’Aia, e per la loro natura di lesa umanità e crimini di guerra non sono caduti in prescrizione, ragion per cui possono essere indagati dai Tribunali spagnoli, e in concreto da quelli di Barcellona, considerazione che implica l’ammissione a procedere della denuncia”.
In occasione dell’importante genetliaco, l’ex aviatore ha fatto sfoggio non solo della medaglia ottenuta nella “guerra di Spagna”, ma anche di quelle ricevute dai generali del Terzo Reich. L’anniversario, inoltre, ha offerto un’occasione al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Pasquale Preziosa, per presentare il pluridecorato centenario come modello da imitare, portatore di “valori cui è fondamentale continuare a riferirsi negli impegni di oggi e nelle sfide di domani”.
Ancora una volta lo stato italiano non solo continua a non assumere le responsabilità di quelle azioni militari, ma addirittura coltiva le memorie degli eroi della guerra di Spagna (ai quali sono dedicati monumenti e lapidi in diversi luoghi pubblici ed in centri d’istruzione) mostrando come dei modelli da seguire coloro che dagli aerei dell’esercito italiano uccisero donne e bambini a sostegno della sollevazione franchista e mostrarono all’Europa il vero volto della guerra moderna, quella “che fa più vittime tra i civili che tra i soldati”.
Il gruppo Altramemoria dell’Associació ALTRAITALIA-Barcelona, promotore e parte civile nel processo in corso presso l’Audiencia Provincial di Barcellona, nel 76mo anniversario del più feroce attacco alla popolazione catalana, denuncia l’omertà delle istituzioni italiane, che dando risposte tardive e incomplete alla richiesta di documentazione formulata dai tribunali spagnoli e internazionali mostrano un’evidente complicità con autori di crimini di lesa umanità.
Chiede l’immediata segnalazione degli aviatori viventi, autori dei predetti crimini, affinché possano essere giudicati per delitti che nulla hanno a che vedere con il pur discutibile codice militare. Chiede la rimozione dai luoghi pubblici delle testimonianze che elogiano atti criminosi, con evidente disprezzo delle sofferenze provocate alle vittime e un’assurda esaltazione di valori patriottardi che scarsa vigenza hanno, se mai hanno avuto, nel contesto di una memoria storica europea condivisa.
Esige da parte delle massime autorità dello Stato italiano il riconoscimento dei crimini commessi durante il regime fascista e la colonizzazione, che fissino un punto di non ritorno alle manifestazioni di esaltazione di un patriottismo cieco e becero e rispondano alle esigenze di pacificazione reale, che non può esistere senza il riconoscimento di responsabilità e una sincera e dolorosa rilettura della propria storia, al di là delle operazioni di facciata a cui ci hanno abituato le autorità diplomatiche. In tal senso, ci paiono doverose le scuse da parte dell’attuale Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, al popolo e alle istituzioni catalane e spagnole.
Esige che il riconoscimento dei crimini sia accompagnato da azioni tangibili e preveda, come è avvenuto con votazione unanime del Parlamento tedesco rispetto al bombardamento di Gernika, la disponibilità a riconoscere e rifondare i danni materiali subiti dalle persone e dalle collettività colpite dagli atti criminali. Di fatto, il governo italiano non può trincerarsi dietro la discontinuità col passato regime, vista anche l’esigenza, manifestata fino agli anni sessanta attraverso gli organi diplomatici, affinché lo Stato spagnolo pagasse i debiti contratti con l’Italia fascista dal franchismo.
Nella convinzione che per costruire una nuova Europa dei popoli su valori condivisi bisogna ristabilire la verità storica e perseguire obittivi di giustizia universale e persecuzione dei crimini di lesa umanità, che, ricordiamo, non prescrivono.