di Giuseppe Scandurra
“Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto”.
Ora che il peggio è avvenuto, che il “fattaccio” è compiuto – “Un (brutto) governo democristiano”, come ha scritto Norma Rangeri nel Manifesto del 22 febbraio – mi permetto di scrivere qualche riflessione che mi porto dietro da tempo. Quando Renzi ha preso la parola per annunciare la “sua” squadra, i “suoi” sedici ministri, mi sono venute subito alla memoria le parole con cui Italo Calvino conclude il capitolo delle “Lezioni Americane” dedicato alla “Rapidità”.
Francesco Costa, nel suo blog, qualche giorno fa, prima del concretizzarsi dell’incubo, ha scritto qualcosa che è rimbalzato – si dice così nel linguaggio post-calviniano? – in molti commenti sul web fino ad oggi. Un “post” che aveva per titolo “Nella testa di Renzi”. L’obiettivo dello scritto era chiaro fin dalle prime righe: “Lo scopo di questo post non vuole essere capire se abbia fatto bene o no [a prendersi la responsabilità di formare il nuovo Governo, n.d.a.]: vuole essere cercare di capire perché”.
La risposta di Costa è chiara, non c’è bisogno nemmeno di arrivare alla fine del suo scritto: “[La scelta di costituire un nuovo governo, n.d.a.] rendono Renzi il fenomeno politico che è. Renzi resta Renzi se continua a fare Renzi: cioè se corre. Renzi resta Renzi se non diventa come gli altri, se non si impelaga, se dimostra quotidianamente di avere un altro passo”.
Ecco, il passo. La corsa. Per Calvino il passo, quello del cavallo – il “cavallo vincente Renzi”, come dicono alcuni suoi elettori – è l’emblema della velocità e marca tutta la storia della letteratura, preannunciando tutta la problematica del nostro orizzonte tecnologico. Nemmeno Giacomo Leporadi, ricorda Calvino, è riuscito a sottrarsi al potere di fascinazione di questo passo, come quando scrive nelle note suo “Zibaldone”:
“La velocità, per esempio, de’ cavalli o veduta, o sperimentata […] è piacevolissima per sé sola, cioè per la vivacità, l’energia, la forza, la vita di tal sensazione”.
Lo stesso Renzi, d’altronde, nell’annunciare che ci “avrebbe messo la faccia” su questo nuovo Governo si è rifugiato nella poesia.
“Due strade trovai nel bosco e scelsi quella meno battuta”.
La citazione della poesia di Frost – che Renzi probabilmente ha conosciuto vedendo il film “L’Attimo fuggente” mi ha spinto anch’essa a ripensare a Italo Calvino. Poiché non c’è nulla, secondo me, di pedagogicamente, se deontologicamente pericoloso, come il modo in cui interpreta la sua professione il professore del film in questione. Anche lui legge poesie e le recita davanti ai suoi studenti. Questi ultimi, però, più che innamorarsi dell’oggetto – nello specifico della poesia – si innamorano del suo amore per essa. Il professore diventa la poesia, e quest’ultima è solo tramite di un processo di venerazione personale, di un trasfert amoroso mai governato, poiché senza limiti, e a discapito della letteratura stessa. Il metodo e l’oggetto, nell’aula de “L’Attimo Fuggente”, si confondono.
“La velocità è piacevolissima per sé sola” scrive Leopardi, “per sé sola”. Antonio Gramsci ricordava ai suoi lettori che l’intelligenza è una qualità sociale, e quindi, come per la rapidità, non costituisce una qualità assoluta. Diventa una qualità solo quando viene utilizzata per il bene. Nessuno, d’altronde, negherebbe a Giuliano Ferrara di essere un giornalista intelligente, uno veloce nel produrre analisi; ma come impiega la sua intelligenza Ferrara?
Francesco Costa, nel suo post, pur negando valore al pensiero gramsciano, riconosce la validità di alcune critiche negative che sono state rivolte a Renzi “piè veloce”. È un traditore poiché, cancellando Letta, ha negato il suo “#enricostaisereno”. È un incoerente perché più volte ha affermato che, prima di nuovo Governo, bisognava fare una legge elettorale. È un bugiardo perché “Con la destra mai” è una frase che dal 22 febbraio ha perso di senso. Eppure la risposta di Costa è perenteroria:
“Pensate a questa ipotesi, piuttosto credibile: gli attacchi duri a un governo impopolare premiano l’opposizione e soffocano la maggioranza; quindi alle europee, magari per un pelo, il Movimento 5 Stelle diventa il primo partito […]. Li vedete già i titoli sul flop del PD di Renzi, vero? Lo vedete già l’accerchiamento e il logoramento dei suoi avversari dentro il PD, vero? Il Renzi che corre, che impone il suo passo, che vince, non c’è più”.
Renzi doveva correre, c’è poco da fare per Costa. Calvino ricorda che in letteratura il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco: non si tratta, scrive Calvino, di «arrivare prima a un traguardo stabilito». Al contrario, scrive «l’economia di tempo è una buona cosa perché più tempo risparmiamo, più tempo potremo perdere».
Mercurio, ricorda lo scrittore nelle sue “Lezioni” ha le ali ai piedi, «leggero e aereo, abile e agile e adattabile e disinvolto». È il simbolo massimo delle grandi intese poiché, e grazie proprio alla sua rapidità, «stabilisce le relazioni degli dèi tra loro e quelle tra gli dèi e gli uomini, tra le leggi universali e i casi individuali, tra le forze della natura e quelle della cultura». Ma cosa sarebbe Mercurio se non in relazione a un Dio – certo di minor prestigio astrologico – come Vulcano-Efesto? Lui non corre, non spazia nei cieli, non fa intese, ma si rintana nel fondo dei crateri, chiuso nella sua fucina fabbrica instancabilmente oggetti rifiniti in ogni particolare; e lo fa col suo passo claudicante e il battere cadenzato del suo martello.
“La mobilità e la sveltezza di Mercurio – ci ricorda Calvino – sono le condizioni necessarie perché le fatiche interminabili di Vulcano diventino portatrici di significato, e dalla ganga minerale informe prendano forma gli attributi degli dèi”.
Nessuno negherebbe al professore superegoico Renzi di essere il più rapido. Nessuno, soprattutto oggi, avrebbe il coraggio di negare che con il suo passo si vince. Quello che però stupisce è quanto nessuno di domandi, in questi giorni, “Ma si vince cosa?”; “Si corre veloce, sì, ma verso dove?”. Come l’insegnate de “L’Attimo fuggente” in molti proiettano su di lui la confusione tra l’oggetto e il metodo. La sua rapidità non è funzionale a qualcosa.
Il suo passo non è “bene” perché ci porta dove vogliamo arrivare. Diversamente, la sua rapidità e il suo passo sono “di per sé” il bene. Dopo l’annuncio del di Governo risulta difficile capire per chi lavorerà la sua squadra. A chi parla il capo di questi 16 suoi quasi coetanei vestiti per metà da uomini e per metà di donne – ancora una volta, le due novità del nuovo Governo, la presenza bilanciata dei due generi e la bassa età dei ministri, costituiscono un valore per sé.
Se Renzi avesse voluto sfruttare come Mercurio le sue doti per dare significato la lavoro lento e quotidiano di Vulcano avrebbe preso il partito di cui è alla guida e gli avrebbe dato una direzione – quella direzione che non ha mai avuto dalla nascita. Ma Renzi, ci ricorda Costa, non lavora per far avvicinare i lettori alla poesia, lui lavora per farli innamorare di “sé solo”. Non cita Frost per il valore delle sue parole, lo cita per dimostrare quanto sarà bravo nel percorrere la strada mena battuta – così poco battuta che per la terza volta consecutiva siamo stati esclusi dal voto.
Chuang-Tzu fu rapidissimo nel far il più perfetto disegno di granchio mai realizzato. Per essere così rapido ci impiegò però dieci anni. Seppure non sia un elettore di Grillo, e, in più occasioni abbia criticato i suoi modi, e nondimeno i suoi contenuti, credo che una cosa giusta l’abbia detta. È inutile parlare di programmi con il nuovo Presidente del Consiglio. Il suo unico programma è la rapidità; e noi ne siamo affascinati di per sé. È un uomo rapidamente ridicolo.