di Massimo Corsini
È difficile stabilire quale sia il senso reale del voto espresso domenica in occasione dell’elezione dei futuri candidati sindaci PD nei tredici comuni della provincia di Bologna per le amministrative di Maggio. Sembrava che la discriminante dovesse essere l’appartenenza o meno alla corrente renziana dei diversi candidati. Invece così non è stato. Si può tentare un’altra interpretazione allora.
A ben vedere, ad esempio nei comuni della bassa, il dato che emerge è che, ad eccezione di un solo comune, è stata riconfermata la linea dell’amministrazione precedente. Nel bene o nel male. A San Giorgio di Piano ha vinto Crescimbeni, renziano ma già assessore della giunta Gualandi suo predecessore. Stesso discorso per Malalbergo, dove Monia Giovannini ha stravinto com’era tradizione per il suo sindaco in carica Massimigliano Vogli: lei stessa è espressione di quell’amministrazione.
A Galliera è stata sorprendentemente confermata Teresa Vergnana contro il renziano Maurizio Lodi con il 62% dei voti: per la Vergnana si tratterebbe del suo secondo mandato. A Castenaso è stato confermato Sermenghi renziano, anche lui al secondo incarico come primo cittadino. A Castel Maggiore l’ha spuntata Gottardi, uomo di Monesi, sindaco uscente. Fa eccezione Argelato dove l’attuale primo cittadino Tolomelli, a quanto pare già fortemente osteggiato dal Partito, di corrente renziana, è stato spodestato dalla giovane Claudia Muzic, segretaria del PD di Funo.
E fin qui si è trattato di avversari appartenenti alla stessa corrente partitica, ma dove si sono presentati candidati di SEL, le differenze sono state a dir poco nettissime. Uscendo dai comuni della bassa e spostandoci a Casalecchio, ad esempio, il comportamento elettorale sembra essere lo stesso. A Casalecchio il vincitore Massimo Bosso è il dichiarato erede di Simone Gamberini, stessa cosa dicasi per San Lazzaro dove Isabella Conti, indicata dall’attuale primo cittadino Macciantelli s’è aggiudicata la candidatura.
È stato scritto che hanno vinto i candidati, quando indicati, dall’apparato, ma sarebbe forse più corretto parlare semplicemente di mantenimento dello status quo. Non si capisce poi se la causa sia nel merito degli eletti o semplicemente nell’immobilismo degli elettori. Una nota di colore. È interessante notare lo straordinario afflusso elettorale di Galliera dove sono andati a votare quasi il 50% degli aventi diritto al voto. Alle scorse primarie, per l’elezione del segretario nazionale i votanti erano 640: domenica più del doppio.