di Sergio Caserta
La candidatura – e la sua accettazione – di Alexis Tsipras, leader di Syriza, alla presidenza della Commissione europea rappresenta il fatto nuovo anche per l’Italia. La crisi economica sta falcidiando da cinque anni lavoro e diritti sociali, le politiche economiche imposte dalla maggioranza conservatrice che, non dimentichiamolo, guida l’attuale Commissione europea, hanno pesantemente fallito e non è pensabile se si vuole salvare il progetto europeo, farlo ancora sulla pelle di lavoratori, disoccupati e migranti.
Le politiche restrittive, i tagli al welfare, ai servizi essenziali, al reddito dei dipendenti pubblici, hanno impoverito milioni di persone con il crollo dei consumi e della produzione, sono fallite migliaia di aziende, soprattutto artigiane di piccole e medie dimensioni, mentre si è premiata la rendita e i possessori di capitali finanziari. Si sono salvate le banche e distrutte le imprese, senza adeguati interventi per riqualificare l’apparato produttivo, com’è avvenuto soprattutto in Italia.
La risposta a questa crisi non può essere il populismo di Grillo che vorrebbe uscire dall’euro per riportare le lancette dell’orologio politico indietro nel tempo. La scelta di un’Europa politicamente ed economicamente unita è giusta, ma non si può realizzare quest’obiettivo solo con la politica monetaria, occorre un processo che metta in movimento le masse dei lavoratori a favore di un’Europa sociale dei diritti e dell’uguaglianza.
Il liberismo sfrenato ha portato a creare un’economia di carta che ha determinato truffe ai danni dei risparmiatori, fallimenti a catena e crolli dei titoli pubblici, è in questo dissennato uso della finanza la causa della crisi, non certo l’esistenza degli ospedali, dei treni e delle scuole pubbliche.
Per vincere questa sfida non è più sufficiente il riformismo pallido dei partiti della vecchia socialdemocrazia, condizionati dai vincoli della “Troika” delle tecnocrazie burocratiche, e tra questi in Italia, del partito meno di sinistra. Occorre che ci sia un vasto movimento di lavoratori di sindacati, d’intellettuali di giovani donne e uomini progressisti che si battano per l’Europa di domani, l’Europa dei popoli e della pace, pensata da Altiero Spinelli, da Willy Brandt da Olaf Palme e da Enrico Berlinguer.
È altresì auspicabile, se si giungerà davvero a costruire una lista unitaria di sinistra, che non si ripetano gli errori delle altre precedenti fallimentari esperienze, ci si adegui alla necessità ineludibile per vincere, di mobilitare davvero le energie più ampie, costruendo liste effettivamente espressione del mondo del lavoro e di quella società civile, verso cui si fa spesso, retoricamente “espressione di fede”.
La scelta di restare attaccati come parassiti sul dorso del Partito democratico, non ha portato i risultati attesi e non poteva essere che così, non è il caso di riprovarci.
Questo articolo è stato pubblicato sul blog di Sergio Caserta sul sito IlFattoQuotidiano.it