Lady Lindy, la donna che sfidò i cieli

23 Novembre 2013 /

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Lady Lindy - Foto di The Errant Æsthete
Lady Lindy - Foto di The Errant Æsthete
di Noemi Pulvirenti
Questa storia comincia nel 1920, a Long Beach in California, quando per la prima volta Amelia Earthart sale su un biplano turistico e sorvola Los Angeles. Quel giorno decide che sarebbe diventata una pilota.
Ottenuto il brevetto l’anno dopo, tra il lavoro diurno da infermiera e quello notturno come centralinista, Amelia comincia la gavetta effettuando servizi postali da un continente all’altro. Nel 1928 arriva la sua occasione, sale sull’idrovolante Fokker F.VII insieme ai piloti Wilmer Stutz e Lee Gordon diventando la prima donna ad attraversare l’Atlantico.
Nel 1931 stabilisce il record mondiale di altitudine raggiungendo i 18.415 piedi; l’anno successivo insieme al suo “Lockheed Veda” colore azzurro e oro, la bionda istruttrice di Boston vola da Habor Grafe fino a un villaggio della costa britannica, per un totale di ben 14 ore e 56 minuti.

Tutto questo non le basta, decide così di tentare dove nessuno era ancora riuscito: fare il giro del mondo. Parte il 20 marzo del 1937 ma a Honolulu si guasta il motore e la grande avventura sfuma quasi sul nascere, Amelia non accetta la sconfitta e progetta di rifare il giro seguendo stavolta la linea dell’Equatore.
La sera del 1 luglio il bimotore decolla da Lae diretto all’isola di Howland; l’apparecchio è talmente carico che fa fatica a prendere quota e, dopo neanche 24 ore, arriva il messaggio: «abbiamo benzina solo per un’ora». A quel punto le comunicazioni s’interrompono e si perdono le tracce di Lady Lindy.
La notizia fa presto il giro del mondo, Roosvelt autorizza le ricerche con l’impiego di nove navi e 66 aerei per un costo stimato di circa quattro milioni di dollari. Le ricerche vengono interrotte il 18 luglio dopo aver cercato su una superficie di 250.000 miglia quadrate di oceano; del Lockheed nessuna traccia.
Sono parecchie le leggende che ruotano intorno alla vicenda della sua sparizione, ma ciò che alla fine resta è un’icona, una donna che ha realizzato il suo sogno di volare con il coraggio di spingersi al di là dei confini. Storia senza happy ending ma immortale.

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