Rivolte passive: come le primavere cambiano. Ma cambiano davvero?

21 Agosto 2013 /

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di Valentino Parlato
Ho riletto l’articolo di Roberto Esposito su la Repubblica di lunedì 22 dal titolo Perché le primavere non cambiano il mondo di cui provo a fare una sintesi, anche se grossolana. Da qualche tempo – scrive Esposito – il mondo è battuto dal vento della rivolta, da Istambul a Rio, tanti fuochi che si accendono come per contagio reciproco, ma che si esauriscono in se stessi, non si trasformano in “politica-, producono populismi. “Più che ad un potere costituente, le attuali rivolte fanno pensare ad un potere “destituente- – capace di minare l’assetto precedente, ma non di crearne uno nuovo.- Alimentano un populismo pericoloso. Le attuali primavere annunciano un’estate di pericoloso disordine e sbocchi autoritari.
Esposito scrive che questa è una situazione mondiale, che – a mio parere – si massimizza nell’Italia di oggi, dove il populismo ha trionfato con Grillo e con l’astensione dal voto e dove la sinistra democratica si indebolisce e perde identità nella politica delle “larghe intese-, nell’alleanza con Berlusconi che, fino a quella specie di colpo di stato che produsse il governo Monti, era il nemico assoluto e dava identità ed anche forza al PD.
Ed è ovvio che oggi questa assurda convergenza politica di governo tra PD e PdL da’ stimolo e consenso al Movimento 5 stelle che, non a caso, ha rifiutato ogni proposta di alleanza di governo col PD, che avrebbe dissolto il suo “potere destituente”.

L’analisi di Roberto Esposito – quando ci dice che la dimensione del futuro, appiattita e risucchiata dall’urgenza del presente, non produce soluzioni politiche produttive e permanenti – dovrebbe indurre il PD (oggi senza una direzione) a riflettere e a rompere l’alleanza perversa e suicida con Berlusconi. Crisi di governo ed elezioni se prodotte da un gesto di autonomia e responsabilità, darebbero nuova forza al pericolante PD.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito della Fondazione Luigi Pintor

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