di Guido Ambrosino
Berlino – Devo al lettore una premessa personale. Ho seguito sin dagli anni ’70 le vicende tedesche, prima occasionalmente, poi per professione, dal 1985 al 2012 come corrispondente dalla Germania del quotidiano “il manifesto”. Proprio per questo lunga frequentazione con le tedescherie, scoppiai in una gran risata quando venni a sapere che i segugi centrodestri della commissione Mitrokhin (la commissione d’inchiesta berlusconiana che ribollì rimasugli di guerra fredda, sulla scorta di materiali forniti da un ex agente del Kgb, con annessi provenienti da altri servizi dell’est) proponevano proprio una pista tedesca, o meglio tedesco-palestinese, per la strage del 1980 alla stazione di Bologna. In quel costrutto interamente traballante il versante tedesco era il più farlocco.
Punto di partenza dei mitrokhisti l’accertata presenza del tedesco Thomas Kram a Bologna il 1. e il 2 agosto 1980. Poco importava che Kram fosse stato controllato e perquisito al suo ingresso in Italia (su segnalazione della polizia tedesca), e che viaggiasse con documenti autentici: circostanze poco propizie a un suo impiego come corriere di bombe. Di più sembrava pesare che Thomas Kram:
- militasse nelle Cellule rivoluzionarie (Revolutionäre Zellen, in sigla Rz), un’organizzazione “terroristica” secondo il codice penale tedesco, anche se nel 1980 praticava solo una “guerriglia diffusa” fatta di sabotaggi dimostrativi, senza voler uccidere nessuno.
- avesse mantenuto contatti, per due-tre anni a cavallo del 1980, con Johannes Weinrich, militante delle Rz passato al gruppo Carlos.
- avesse incontrato tre-quattro volte lo stesso Carlos, che di tanto in tanto accompagnava Weinrich negli appuntamenti a Berlino est o a Budapest.
- fosse stato classificato dalla Stasi come appartenente al gruppo Carlos- Weinrich, sulla base dei ripetuti incontri con Weinrich (mancano, nelle note della polizia segreta della Rdt, altri argomenti a sostegno di questa classificazione).
Tanto bastò ai mitrokhisti per bollare Thomas Kram come “uomo di Carlos”. E per presentare le Cellule rivoluzionarie come un docile strumento nelle mani del terrorista venezuelano, pronte quindi a fare stragi se solo lui lo avesse ordinato (su imput del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che avrebbe voluto vendicare l’arresto di un suo rappresentante in Italia).
Due castronerie per chi conosca la storia delle Cellule rivoluzionarie, i loro testi politici (raccolti in due volumi di 800 pagine, a cura dell’Istituto internazionale per la storia sociale di Amsterdam), la radicale autocritica sulle operazioni condotte fino al 1976 col Fplp palestinese (col risvolto antisemita della decisione di trattenere a Entebbe i passeggeri ebrei e liberare gli altri), gli atti dei processi tedeschi: Kram è stato condannato a due anni con la condizionale per appartenenza alla Cellule rivoluzionarie, senza che alcuna contestazione gli fosse mossa su una presunta appartenenza al gruppo Carlos. Infine le dichiarazioni rese da Kram ai media tedeschi (e, per l’Italia, a il manifesto nel 2007).
Da questo materiale apprendiamo che fu proprio Kram, a nome delle Rz, a troncare definitivamente nel febbraio 1982 i residui contatti con Weinrich, quando questi gli chiese di appoggiare una campagna di attentati in Francia per liberare Magdalena Kopp. E che fu sempre Kram a denunciare pubblicamente Carlos come l’assassino di Gerd Albartus, un suo amico delle Cellule rivoluzionarie. Vogliamo continuare a etichettarlo come “uomo di Carlos”?
“Lo dice la Stasi”, obiettano i mitrokhisti, dimenticando una fondamentale regola di buon senso: le carte dei servizi segreti, che possono prendere cantonate anche se pignolescamente “tedeschi”, vanno lette, validate o smentite alla luce della ricostruzione storico-politica delle vicende osservate, e non viceversa.
Il guaio è che i documenti giudiziari, storici e pubblicistici che consentirebbero di smentire la Stasi sono in tedesco, e pressoché ignoti in Italia.
Così può accadere che un magistrato di lungo corso ora in pensione come Rosario Priore, esperto di terrorismo ma verosimilmente poco informato sulle sentenze e le pubblicazioni tedesche sulle Cellule rivoluzionarie, dichiari il 2 agosto scorso all’Huffington Post: “Kram è stato l’esplosivista di Carlos, lo ha seguito in tutte le sue azioni, in tutti i gruppi che ha fondato e guidato”. Priore non dice da dove trae queste sue originali deduzioni, che fanno a pugni con quanto si è potuto finora accertare.
Che fare, come corrispondente dalla Germania? Intanto riferire che qui nessuno, ma proprio nessuno, ha mai preso sul serio una pista tedesco-palestinese per Bologna. E poi tradurre in italiano alcuni testi tedeschi che aiutino a dissolvere le nebbie mitrokhiste sulle Cellule rivoluzionarie e sulla figura di Thomas Kram. I lettori bolognesi avranno così nuovi elementi per farsi un proprio giudizio.
Questa documentazione di testi inediti in Italia potrebbe essere interessante anche per la procura di Bologna, che esita a archiviare la pista tedesco-palestinese: nonostante Thomas Kram si sia spontaneamante presentato il 25 luglio scorso per chiarire le circostanze del suo soggiorno a Bologna, resta tuttora indagato per strage. E chissà se pure Rosario Priore non trovi il tempo per informarsi meglio.
Questo sito ha già pubblicato un’intervista della tageszeitung a Thomas Kram sulle Cellule rivoluzionarie e le ragioni della rottura con Carlos.
Pubblica oggi quanto Kram ha dichiarato alla radio Südwestrundfunk sull’uccisione di Gerd Albartus, ammazzato come “traditore” da Carlos.
Seguirà un documento di riflessione autocritica delle Cellule rivoluzionarie che, partendo dalla notizia della morte di Albartus, è anche una resa dei conti col terrorismo di impronta terzomondista e antimperialista, e con le sue compromissioni con regimi allora ritenuti “progressisti”.
Agli amici dell’associazione il manifesto in rete un grosso grazie per lo spazio messo a disposizione.
Traduzioni di testi tedeschi:
- Thomas Kram: “Perché le cellule rivoluzionarie ruppero con Carlos”, intervista alla tageszeitung, 23 ottobre 2010.
- Thomas Kram: “Gerd Albartus, un nostro compagno ucciso da Carlos”. Una ricostruzione per la radio tedesca. Südwestrundfunk, 14 settembre 2011.
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