In ricordo di Maria Cervi, donna per cui il valore della storia era ragione di vita

12 Luglio 2013 /

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Maria Cervi - Foto del Museo Cervi
Maria Cervi - Foto del Museo Cervi
di Liviana Davì
Poco più di sei anni fa veniva meno Maria Cervi, la figlia di Margherita e Antenore, una delle colonne portanti dell’Istituto Cervi, dell’Anpi Nazionale e dell’antifascismo italiano. Da quel 10 giugno 2007, attraverso il quotidiano lavoro al Museo Cervi, molti passi in avanti sono stati fatti. Tanti i possibili modi per ricordarla.
Prima di tutto la sua lungimiranza e il suo operato: la Casa Museo dei fratelli Cervi come luogo di memoria che diventa vita, come luogo di ricerca che diventa confronto, e forse la migliore testimonianza della sua visione di passione civile. La sua assidua e determinata volontà nell’avere ben chiaro l’interesse della memoria, sopra qualsiasi particolarismo, contro ogni deriva dell’oblio. Il suo impegno verso il valore della storia, verso le scelte e le responsabilità come tratto distintivo di un progetto di futuro che ha sempre cercato di condividere con tutti.
Tutto questo senza tralasciare la narrazione della vicenda familiare, una quotidianità che si realizzava in particolare con gli studenti, gli antifascisti di domani. Una donna, una mamma, una nonna. Una grande italiana, per riprendere una frase usata durante le sue esequie sei anni fa ai Campirossi. Ancora oggi la sua concretezza, ci richiama alla necessità di custodire quei “semi” indispensabili per realizzare un buon raccolto.

L’istituto Cervi ha ricordato, con un momento a lei dedicato, la figura di Maria Cervi durante l’assemblea dei soci dello scorso 27 giugno, quella rete nazionale di territori e comunità che lei stessa ha contribuito a realizzare.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito Museo Cervi il 7 luglio 2013

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