della Rete Primo Marzo
Una carovana e un festival per rilanciare concetti che appaiono scandalosi ma discendono direttamente dai diritti umani. Due iniziative targate Primo Marzo.
Il testo dell’appello
A partire dagli anni ‘90, la gestione delle frontiere europee si è trasformata in una vera “guerra ai migranti” con costi umani, sociali ed economici enormi. Lungo le frontiere esterne dell’Unione Europea si sta consumando un eccidio: uomini, donne e bambini vengono fermati, rinchiusi, torturati e/o respinti in palese violazione di diritti fondamentali. Migliaia i morti e i dispersi tra deserto e mare, centinaia di migliaia le vite sospese in remoti campi profughi, milioni i sogni infranti anche tra coloro che sono riusciti a raggiungere una deludente terra promessa. E le organizzazioni criminali che diventano sempre più forti e potenti lucrando sul proibizionismo delle migrazioni e sulla tratta degli esseri umani.
Occorre per questo riaffermare un “diritto a migrare”: tutelare e rinforzare lo ius migrandi. Un tempo lo ius migrandi era il diritto che rivendicavano i colonizzatori per giustificare il loro andare ovunque e spadroneggiare in terre lontane. Oggi questo diritto va riscritto per un progetto di mondo più libero, equo, cosmopolita e solidale.
Lo ius migrandi può apparire un diritto radicale e scandaloso, in realtà è contenuto nei principali testi del diritto internazionale. A questo riguardo l’Art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese».
Questo diritto è ripreso dal Patto internazionale sui diritti civili e politici e rivendicato con forza dalla Carta Mondiale dei Migranti, proclamata a Gorée nel 2011: «[ogni essere umano] ha il diritto di scegliere il luogo della sua residenza, di restare laddove vive o di andare ed istallarsi liberamente e senza costrizioni in qualsiasi altra parte di questa Terra. Ogni persona, senza esclusione, ha il diritto di spostarsi liberamente dalla campagna verso la città, dalla città verso la campagna, da un provincia verso un’altra. Ogni persona ha il diritto di lasciare un qualsiasi Paese per andare in un altro e di ritornarci. Qualsivoglia disposizione e misura restrittiva della libertà di circolazione e istallazione deve essere abolita (leggi relative ai visti, lascia-passare e autorizzazioni, così come qualsiasi altra legge relativa alla libertà di circolazione)».
Ma per molti esseri umani la libertà di movimento è solo un diritto di carta. Eppure la libera circolazione sarebbe auspicabile per molte ragioni: apre nuovi mondi culturali e linguistici, nuovi codici di comunicazione, aiuta a costruire un senso di comunità umana più largo e più vario. L’Unione Europea ha in parte compreso questo principio e infatti destina molti dei fondi comunitari a programmi di mobilità di studenti, ricercatori e lavoratori, promuovendo l’apprendimento di nuove lingue, lo scambio e la collaborazione internazionale tra imprese, amministrazioni ed atenei: in altre parole, la circolazione dei cittadini europei entro i confini dell’Europa. L’atteggiamento cambia però radicalmente e paradossalmente quando si tratta di rapportarsi alla mobilità di chi non è cittadino europeo. Ma se la libertà di circolazione, oltre ad essere un diritto, è una risorsa, una leva di sviluppo, una strategia di pace entro i confini europei, perché non dovrebbe continuare ad esserlo se l’orizzonte si allarga?
Il momento storico
Il movimento antirazzista e per i diritti dei migranti ha avuto in Italia dei momenti di grande forza, compattezza e visibilità, come in occasione del Primo Marzo 2010. Dopo questo evento il movimento non si è arrestato: si è espanso silenziosamente, è divenuto più capillare, diffondendosi nelle città popolose e nelle cittadine di provincia, in aree urbane e in zone rurali. Inoltre la riflessione si è articolata, la consapevolezza è divenuta profonda ed è cresciuto l’attivismo dei migranti. Ma non ha ancora la visibilità e la centralità che dovrebbe avere nel dibattito pubblico. Le questioni da esso sollevate continuano a non avere priorità nell’agenda politica.
La nomina di Cécile Kyenge come ministro dell’Integrazione ha senz’altro contribuito a riportare all’ordine del giorno il tema dell’immigrazione, il valore del meticciato, le questioni della discriminazione e dei diritti negati della popolazione di origine straniera. Ha scoperchiato il razzismo rimosso e ha spinto molti a ri-prendere posizione per una società coesa e includente. Ma un cambiamento autentico è possibile solo con un coinvolgimento reale e massivo della società civile e dei territori.
In questa direzione vanno la Carovana dello ius migrandi e il Festival della libera circolazione promosse dalla Rete Primo Marzo e sviluppate nelle fasi iniziali con alcuni comitati Primo Marzo, l’Osservatorio Migranti Basilicata e il settimanale on-line Corriere immigrazione. E oggi, dopo le reazioni gravi alla nomina di Cécile, portare avanti questi progetti è ancora più rilevante.
Ci rivolgiamo a tutte le associazioni, le realtà e i singoli impegnati nella lotta al razzismo, nella difesa dei diritti umani e nella valorizzazione del meticciato, e a tutti coloro che desidererebbero farlo, chiedendo di partecipare e di contribuire alla costruzione di un programma globale di lotta a livello nazionale.
Desideriamo che la Carovana dello ius migrandi e il Festival della libera circolazione, in rete con altre iniziative che condividono lo stesso spirito – come ad esempio il Meeting antirazzista di Cecina e i Mondiali Antirazzisti UISP – possano divenire l’occasione per ridare slancio, unità e visibilità al movimento antirazzista e per i diritti dei migranti.
La Carovana dello ius migrandi e il Festival della libera circolazione vogliono essere un momento per accrescere la rete, risvegliare la lotta, maturare la riflessione, rinforzare i comitati locali, rilan¬ciare un movimento nazionale, connesso ai processi che sono portati avanti a livello internazionale.
L’organizzazione Il tema dello ius migrandi include molte questioni: la cittadinanza, l’asilo, i permessi di soggiorno, i diritti politici, il lavoro e lo studio dei cittadini stranieri, i luoghi di detenzione per migranti, le politiche di controllo delle frontiere, il ruolo dei media, il razzismo e le diverse forme di sfruttamento come la tratta e il caporalato. Tutte queste tematiche verranno affrontate dalla Carovana e verranno rielaborate nella forma di proposta alle istituzioni nel corso dei lavori dei workshop che si svolgeranno nelle giornate del Festival a Matera. Durante il Festival vi saranno anche conferenze, mostre, presentazioni, tornei e concerti anche a cura delle associazioni del territorio lucano.
La carovana comincerà il suo cammino il 10 luglio 2013. Sono già state fissate le seguenti tappe: Bolzano (10/7), Bergamo (11/7), Modena (12/7), Firenze (13/7), Sorrivoli (14/7), Pescara (15/7), Roma (16/7), Castelvolturno (17/7), Altamura (18/7). Il Festival si svolgerà dal 19 al 21 luglio a Matera, città candidata a capitale europea della cultura. Ma altre tappe e altri eventi potranno aggiungersi sempre con l’obiettivo di proporre, osare, creare una nuova convivenza.
Corriere Immigrazione sarà l’organo di diffusione e promozione di tutte le iniziative. Vi chiediamo di farci pervenire a questo indirizzo mail le vostre adesioni e le vostre proposte entro il 10 giugno: liberacircolazione@corriereimmigrazione.it
Ci scusiamo per i tempi ridotti ma, come potete immaginare, i recenti eventi hanno ritardato l’organizzazione e la comunicazione delle iniziative.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito Corriere Immigrazione il 1 giugno 2013