di Avvocato di Strada
Poco più di due anni fa, il 12 febbraio 2011, l’Italia dichiarava lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dalla Tunisia e dalla Libia. Nei giorni scorsi, a due anni di distanza, il Governo ha dichiarato ufficialmente conclusa la cosiddetta “Emergenza nord Africa”. Le strutture (agritusmi e alberghi, rifugi di fortuna, centri d’accoglienza) che ospitavano i richiedenti asilo in tutta Italia sono state chiuse, ma i problemi non finiscono d’incanto.
“Il percorso dell’Emergenza Nord Africa – sottolinea Antonio Mumolo – presidente dell’Associazione Avvocato di strada – è stato tortuoso: è cominciato con l’accoglienza fredda delle comunità locali che si vedevano “smistare” sul proprio territorio persone giunte a Lampedusa mesi prima, è continuato con gli scandali documentati dalla stampa sulla gestione dei fondi erogati per l’accoglienza ed è culminato con la decisione di riconoscere, dopo la valanga di dinieghi di asilo, la possibilità di un riesame e quindi, per tutti i richiedenti asilo che già avevano ricevuto diniego, il salvacondotto di un permesso umanitario di un anno di durata.”
“In questi due anni i volontari di Avvocato di strada hanno lavorato per aiutare tanti richiedenti asilo, in molti casi ragazzi giovani, colpevoli unicamente di essere scappati da un paese in guerra alla ricerca di un futuro. L’associazione in tante città, da Trieste fino a Catania, ha curato numerosi ricorsi avverso il diniego di protezione internazionale e ha avviato percorsi di accompagnamento e preparazione all’audizione in Commissione Territoriale per il riconoscimento del diritto d’asilo. Inoltre, ha avviato un felice percorso di accompagnamento e preparazione all’audizione in Commissione Territoriale degli ospiti del centro d’accoglienza “Villa Aldini” di Bologna, in collaborazione con il personale della struttura, promuovendo incontri singoli e di gruppo con i richiedenti asilo per rispondere alle domande sul loro futuro in Italia. Con la chiusura delle strutture, – afferma Mumolo – tutte queste persone sono abbandonate a se stesse. Riceveranno 500 euro come buonuscita ma non potendo essere accolti da progetti specifici, e non potendo essere seguiti dai servizi sociali locali, saranno moltissimi quelli che finiranno in strada perché l’accoglienza non li ha accompagnati verso percorsi di autonomia sociale e lavorativa.”
“Anche in questa occasione l’Italia ha dimostrato di non saper gestire un fenomeno delicatissimo come quello della migrazione forzata a causa di conflitti internazionali, se non con strumenti emergenziali e di corto respiro. Con tutte le altre associazioni che in Italia si sono occupate dell’emergenza nord Africa chiediamo una riforma organica del sistema d’asilo che individui norme e prassi durevoli e non emergenziali. Nessuna politica di accoglienza può funzionare – conclude Mumolo – se non c’è un impianto legislativo adeguato, una direzione organizzativa unica e una condivisione di buone pratiche che, benché poche, esistono anche in questo Paese.”
Questo articolo è stato pubblicato sul sito Avvocato di Strada il 5 marzo 2013