di Mauria Bergonzini, coordinamento delle donne ANPI
“Donna Rachele come riconosciuto da tutti è stata una grandissima figura di donna italiana, è sempre rimasta fuori dalla politica, ha sempre cresciuto e difeso i figli con una grande umiltà e onestà in momenti difficilissimi dedicando tutta la sua vita a loro”. Queste sono le motivazioni in base alle quali il consigliere di quartiere bolognese di Santo Stefano Michele Laganà ritiene che la nostra città dovrebbe intitolare una sala pubblica alla moglie di Mussolini.
Noi donne dell’Anpi non identifichiamo affatto nel rimaner fuori dalla politica un titolo di merito. Anzi, notiamo come questo non sia propriamente il modello di cittadina e di cittadino che la nostra Costituzione promuove quando, nell’articolo 4, dichiara che:
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Pensiamo che la signora Rachele nel difendere i figli abbia fatto soltanto il suo dovere, peraltro in condizioni di grande privilegio. Nello stesso tempo non dimentichiamo le tante donne condannate dal Tribunale Speciale, le confinate e quelle poi entrate nel movimento di liberazione, figlie, madri, mogli e sorelle per le quali i vincoli della famiglia e dell’amore non furono un ostacolo al loro mettersi in gioco per contribuire alla costruzione di un mondo migliore in cui far crescere le nuove generazioni.
Insieme a loro il nostro ricordo va alle tante donne ebree morte nei campi di sterminio insieme ai loro incolpevoli bambini che non poterono difendere. Riteniamo questo soltanto un ulteriore tentativo di diffondere un’immagine buona ed edulcorata del fascismo e ci dichiariamo assolutamente contrarie alla proposta.
Questo è stato spedito lo scorso 22 febbraio a Ilaria Giorgetti, presidente del quartiere Santo Stefano, dal coordinamento delle donne dell’Anpi di Bologna