della redazione del Manifesto
Care lettrici e cari lettori, care compagne e cari compagni,
per noi del manifesto il 2012 è stato un anno molto particolare, forse il più difficile della storia del giornale, contrassegnato da laceranti separazioni all’interno del gruppo fondatore, da incomprensioni, da dissensi sul percorso da intraprendere. Non si doveva arrivare a rotture così profonde, ma così è stato e ognuno è convinto delle proprie ragioni. Tuttavia pensiamo che durante la nostra navigazione in acque agitate, in molti casi abbia prevalso l’«io» sul «noi». Eppure, nonostante il viaggio burrascoso, siamo arrivati al primo porto: si è chiusa la fase della liquidazione amministrativa e della vecchia cooperativa, ed è nata la cooperativa del nuovo manifesto. L’esito non era scontato. Ma ci siamo riusciti. Salvando, per il momento, la testata e la maggior parte dei posti di lavoro.
La nuova cooperativa porta nel suo Dna i cromosomi della cooperativa madre, quella che diede origine al primo manifesto, all’esperimento di una forma originale della politica, al primo passo di una sinistra che, a sua volta, più di quarant’anni fa, si staccava dalla casa madre del partito comunista per coltivare l’eresia di una contaminazione tra la generazione del dopoguerra e quella nata nella militanza dei movimenti del ’68.
Da adesso inizia una sfida in parte diversa, perché vogliamo proseguire lungo un itinerario che accomuni quelli di noi ancora qui dai primi anni Settanta, ai più giovani, arrivati al manifesto dopo il millennio. Siamo un piccolo gruppo, povero di mezzi, però ben intenzionato e ambizioso. Vogliamo lavorare ancora con cuore e passione, con spirito militante, come si diceva una volta, per raccontare il mondo e per contribuire al cambiamento.
Non cambia la nostra rotta, né il modo di navigare: massima apertura culturale, pensiero critico, confronto democratico, aperto, franco. Un giornale che non vuole padroni, che difende i diritti, vicino alle classi subalterne, che dà voce alle lotte sociali, ai movimenti, agli emarginati, uno strumento di rappresentanza per chi non ce l’ha, che lancia idee, proposte e suscita riflessioni.
Siamo un collettivo lontano dal potere: avversario di un capitalismo nazionale e globale, che cancella i diritti e offende la dignità umana riducendo le persone a oggetti, di un’economia che fa scempio della natura e dell’ambiente, di un modo di vivere che si fonda su un consumismo distruttivo, di un sistema che svuota la democrazia con le armi della finanza, con l’ideologia del populismo, con la guerra vera e propria. Il nostro orizzonte non è solo l’Italia ma il mondo in cui viviamo. È questa consapevolezza delle cose che si possono, e si devono, fare, a darci forza e determinazione (senza, non saremmo arrivati fin qui).
Naturalmente il nuovo inizio non sarà facile, e dovremo essere bravi nella navigazione. Perché le forze sono esigue e sono state messe a dura prova negli ultimi dodici mesi, avendo lavorato in condizioni materiali e psicologiche, tra le più avverse di sempre. Le divisioni interne hanno inciso sui sentimenti, sui rapporti amicali, sulle fratellanze nelle quali abbiamo creduto per quarant’anni.
Il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà ci hanno aiutato a tenere la barra in un mare in tempesta. Adesso, più di prima, la crisi economica, le gravi difficoltà del mercato editoriale, la fragilità della sinistra, pesano come piombo sul nostro fragile vascello. Eppure, proprio perché pensiamo che senza un forte pensiero di sinistra sarà impossibile superare il delicato, duro conflitto sociale, culturale e politico, eccoci qui: una piccola, storica, cooperativa editoriale che resiste e guarda al futuro. In questa speranza, ripetiamo l’invito sincero a chi ha deciso di lasciarci, a ritornare: le porte del giornale sono aperte.
A tutti voi che ci comprate ogni giorno, rinnoviamo un diverso invito: continuate a leggerci, a criticarci, a sostenerci, a suggerirci. Noi abbiamo in cantiere novità, idee, proposte per fare ogni giorno un bel manifesto e per rinnovare il sito, e tutti i nostri prodotti. Ora ci prendiamo un paio di giorni di vacanza, e al ritorno in edicola racconteremo cosa bolle in pentola. Intanto auguri a tutte e a tutti. E, per una volta, anche a noi stessi.
Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto il 26 dicembre 2012