di Gian Marco Martignoni
Nell’occhio del ciclone da molto tempo – basti pensare ai conti esteri scoperti dall’inchiesta internazionale Oil For Food e alla corruzione emersa attorno alla vicenda del San Raffaele e della Fondazione Maugeri, eccetera – Roberto Formigoni dopo 17 anni di governo della Lombardia è stato costretto a sciogliere il Consiglio regionale in seguito alla denuncia dello scambio voti-appalti, legati all’Expo 2015 fra l’assessore alla casa Domenico Zambetti e le ‘ndrine calabro-milanesi dei Barbaro-Papalia e dei Morabito-Bruzzaniti.
Quattro mandati consecutivi non solo hanno favorito la concentrazione di un potere assoluto che non ha eguali in alcuna regione d’Europa, ma il modello formigoniano, attraverso il cosiddetto principio di sussidiarietà, si è contraddistinto per la gestione in forma privata dei servizi pubblici, spianando di fatto la strada alle imprese delle Compagnie delle Opere, il cosiddetto “braccio economico” di Comunione e Liberazione composto da circa 31.000 aziende ( di cui più di 1000 no-profit).
Ora che due esponenti di primo piano della Cdo bergamasca, cioè Rosario Breno e Luigi Brambilla, sono sotto le lenti della magistratura per corruzione (in combutta con l’ex assessore al commercio Franco Nicoli Cristiani) è evidente che la caduta dell’impero guidato dal “Celeste” potrebbe scoperchiare l’intreccio fra occupazione totalitaria del potere, tangenti, corruzione, fondi occulti dirottati all’estero tra Inghilterra, Svizzera e Liechtenstein, in un giro complicato con fondazioni e banche d’ogni genere, nonché nei paradisi fiscali della Nuova Zelanda.
Ma dato che Formigoni è un osso duro e respinge ogni accusa su di sé e la sua congrega, vale la pena di dare menzione e merito a chi il potere di Comunione e Liberazione lo ha combattuto dall’interno della Regione Lombardia, pagando il prezzo che il terrore bianco riserva a chi non si piega al suo dispotismo, senza rinunciare a lottare indominatamente a testa alta .
Purtroppo, in virtù del controllo che Comunione e Liberazione esercita sul servizio pubblico televisivo, della vicenda di Enrico De Alessandri – già direttore del Centro Regionale Emoderivati della Regione Lombardia e autore di un illuminante saggio «Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia» (Bepress: pagg.130 per € 12,80) che gli è costato la sanzione disciplinare della sospensione di un mese dal lavoro per aver contravvenuto all’obbligo di diligenza – ha avuto notizia solo chi sfoglia le pagine regionali del «Corriere della Sera» e di «Repubblica» o il lettore attento de «Il Fatto Quotidiano» o dell’«Espresso» .
D’altronde, la disamina compiuta da De Alessandri a proposito di Comunione e Liberazione è implacabile e assai documentata, poiché denuncia come questa setta attraverso i camici bianchi comanda le aziende ospedaliere trasformate in fondazioni, in primis il Niguarda, mentre i colonnelli di Roberto Formigoni (ovvero Sanese, Cattaneo, Ronza, Boscagli, Colozzi) occupano scientificamente tutti i vertici della dirigenza regionale.
Al punto che, a proposito di questa anomalia lombarda, Eugenio Scalfari su «La Repubblica» del 13 ottobre 2008 ha scritto eloquentemente «un sistema di potere come quello di Formigoni, CL, Compagnia delle Opere, non esiste in alcun punto del Paese, nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere».
Inoltre De Alessandri evidenzia il disprezzo del pluralismo e il rifiuto del principio di laicità dello Stato che caratterizzano la “lobby di Dio”, poiché la filosofia di questo gruppo è decisamente «intrisa di nozioni controriformistiche» e mirante nella realtà a «imporre un regime della verità a tutti noi». Sennonchè, come abbiamo sottolineato poco sopra, De Alessandri, confidando nel potere autonomo e insindacabile della magistratura, si è ribellato al disegno di punire chi ha “sputtanato il suo datore di lavoro” trovando soddisfazione presso il Tribunale di Milano, che con sentenza del 20 gennaio 2011 ha dichiarato illegittima la sospensione dal lavoro comminatagli arbitrariamente.
Naturalmente CL ha silenziato televisivamente la notizia, con il risultato di provocare l’ennesima reazione liberatoria del De Alessandri, il quale in una nuova pubblicazione «Il Mostro Bianco» (Termidoro edizioni: pagg. 102 per € 9,90) ricostruisce accuratamente gli sviluppi dell’incredibile discriminazione subita e grazie ai contributi dei giornalisti Gianni Barbacetto, Sebastiano Canetta ed Ernesto Milanesi approfondisce dettagliatamente le diramazioni delle segretissime società finanziarie di CL operanti a livello internazionale, oltre che dei nuovi filoni dell’affarismo ciellino.
Dalle mazzette di centomila euro relativamente all’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, con l’interramento sotto l’asfalto di rifiuti radioattivi, alle bonifiche con cui vengono giustificati i costi per costituire fondi neri dal quartetto Grossi-Gariboldi-Abelli-Ponzoni, sino alle tangenti legate agli appalti di Alenia Marconi e Agusta il gioco è sempre quello: palate di soldi affluiscono nelle casseforti internazionali controllate dai Memoris Domini, ovvero il gruppo di comando di CL che apparentemente conduce una vita monastica, mentre fonda il suo dominio sulla massima segretezza e l’obbedienza assoluta.
Al contempo la parentopoli ciellina inquina e interferisce nelle attività dell’istituzione lombarda, poiché sempre De Alessandri ha denunciato la nomina lottizzata di 32 dirigenti con un bando dichiarato illegittimo dal Tar, a partire dal famigerato dottor Michele Camisasca, uno degli ideologi del movimento, che materialmente è l’autore della sopraccitata sospensione dal lavoro.
Anche per questi motivi, seppur in un contesto di pesante arretratezza culturale e civile che contraddistingue la regione lombarda, De Alessandri ha trovato sostegno nelle sue coraggiose battaglie, oltre che nei valorosi consiglieri regionali Beppe Civati e Carlo Monguzzi, in tanti giovani universitari schifati dalle corsie preferenziali riservate – lavorativamente parlando – a coloro che risultano affiliati ideologicamente o per convenienza a questa pericolosa setta fondamentalista.
LOMBARDIA E NON SOLO: PRENDETE NOTA
Lo strapotere di Cl e Cdo in Lombardia è un caso molto particolare, come stanno dimostrando le inchieste giudiziarie e ben sottolinea Martignoni. Ma è bene ricordare che in altre regioni (compresa l’Emilia-Romagna, consociativa e “sussidiarista”) quella che molti chiamano “Comunione e fatturazione” è una potenza e un tabù con i media che se lasciano spazio a voci critiche – succede di rado – nei confronti della “lobby di dio” poi sono costretti a interviste o articoli “di riparazione”. Fra i vari libri passati sotto silenzio (volgarmente detto: censurati) ce n’è anche uno sui tentacoli di Cl-Cdo in Veneto. Lo ha editato l’anno scorso “manifesto libri” con questa copertina:
Gli autori sono Sebastiano Canetta ed Ernesto Milanesi, già citati da Martignoni. La loro dettagliata indagine si chiama «Cosa loro» con il sottotitolo: «I serenissimi della Compagnia delle opere».
La casa editrice lo presenta così:
I «ragazzi di don Giussani» nell’arco di 30 anni hanno conquistato uno spazio di potere sotto traccia, sempre a cavallo fra economia e politica. Il Veneto di «mamma Dc» si sta convertendo alla Lega, ma resta connesso indissolubilmente al potente apparato di una Chiesa nella Chiesa. Comunione e liberazione non è più il «gruppo di amici» fedelissimi del fondatore. Si è trasformata nella holding della Compagnia delle Opere, che ha aggredito – nel nome della sussidiarietà – ogni angolo del patrimonio pubblico: grandi appalti, sanità, scuola e università, formazione, logistica. Da Padova si arriva fino in Lussemburgo, alla «cassaforte» della galassia di imprese e consorzi. A Verona, si intuisce la trama che sconfina nella Lombardia di Formigoni e nel Trentino di Dellai. Una documentata ricostruzione della «lobby di dio» a Nord Est. L’universo ciellino scandagliato, per la prima volta, a tutto campo. Con i sindaci “amici”, gli imprenditori di riferimento, i Vip in pellegrinaggio in terra santa e la rete di professionisti del business. Ma anche i clamorosi rinvii a giudizio che permettono di verificare in tribunale la gestione dei finanziamenti europei.
Ovviamente il dibattito è aperto e sono gradite altre segnalazioni visto che Cl e Cdo imperversano anche al sud. (Daniele Barbieri)
Questo post è stato pubblicato sul blog di Daniele Barbieri