Nei luoghi del terremoto la calma irreale dei centri transennati è stata rotta solo stamattina dalle proteste contro Monti, in visita. Chi ricostruirà le case danneggiate e i palazzi crollati? Domande inevase, mentre i sismologi confermano: è sciame sismico e non si sa quanto potrà durare. L’articolo di Claudio Magliulo.
Il centro di Finale Emilia è sospeso in una calma irreale. Dopo la scossa più violenta di due giorni fa, l’intera area è stata evacuata. Dietro le transenne e i nastri le strade dalla piazza centrale al castello, crollato per metà, sono percorse solo da polizia, protezione civile, vigili del fuoco.Addossati alle transenne da ogni lato dell’incrocio alcuni pensionati sostano con facce sconsolate.
«Abbiamo sentito prima una scossa di avvertimento, verso l’una del mattino, ed è saltata la luce – raccontano- Dopo un quarto d’ora è tornata. Ma poi alle quattro tutto ha iniziato a tremare, i mobili si sono spostati anche di mezzo metro». I fortunati che vivevano appena fuori dal paese restano nelle loro case, con l’ansia di non sapere cosa potrebbe accadere. Se la prossima scossa costringerà anche loro a dormire fuori casa, in macchina.
Nel campo sportivo le tende blu creano un labirinto ordinato, una pianta a scacchiera del rifugio. Quando arriviamo qualcuno è già uscito per mettersi in fila e aspettare la cena, gli altri restano dentro, in silenzio. Nella struttura coperta del centro sportivo, a pochi metri, la situazione è caotica. C’è la fila per la cena. Pigiami, pantofole, vecchi maglioni. Ai rifugiati del terremoto non è stato consentito rientrare nemmeno per riempire uno zaino con qualche effetto personale. Troppo pericoloso.
«Ci abbiamo provato a rientrare – spiega una coppia di pensionati che abitava proprio di fianco al castello – Ma loro controllano, non ti lasciano passare. Speriamo solo di tornare presto a casa, qui non si può stare». Alcuni sono arrivati tardi per avere una tenda e sono stati sistemati dentro la struttura coperta. Quasi tutte famiglie di migranti, impegnate ad accaparrarsi abbastanza reti e materassi da tenere attaccati per dormire tutti assieme. Per questa notte può andare, ma è chiaro che non può continuare così. L’operatore della Protezione Civile scuote la testa: «Intanto pensiamo all’emergenza. Poi si vedrà».
La signora Speranza, albanese da 18 anni in Italia, aspetta sotto la pioggia che anche sua figlia la raggiunga. Vivono fuori città, in un quartiere dove quasi tutti stanno dormendo in macchina. «Nessuno ci ha detto di andare via – racconta- ma chi ce l’ha il coraggio di dormire in casa?». Arriva una piccolissima scossa, l’ennesima, e Speranza sobbalza: «L’avete sentita? L’avete sentita? E’ sempre così, tutto il tempo. Ma quando finirà?».
La risposta a questa domanda non ce l’ha nessuno. Nessuno si espone, per non replicare il disastro de l’Aquila, quando le vuote rassicurazioni di Bertolaso hanno portato tutti a sottovalutare i possibili rischi. Ma è chiaro che non si parla più di scosse di assestamento. Lo sciame sismico è ancora attivo e nessuno è in grado di prevedere quanto durerà. L’ultimo caso storicamente documentato di sciame sismico, proprio in queste zone, risale al 16° secolo. Allora la città di Ferrara fu quasi distrutta. Ma lo sciame, in quel caso, durò oltre tre anni, e la scossa più forte fu, secondo le stime, di una magnitudo 5 sulla scala Richter.
Per adesso, si pensa all’emergenza. Il presidente della Regione Vasco Errani ha promesso di fare una rapida ricognizione per censire le aziende non in grado di riprendere le attività, così da esentarle dal pagamento delle tasse. «Attiveremo anche cassa integrazione straordinaria e ammortizzatori sociali per i lavoratori di queste aziende – ha promesso Errani- perché non si aggiunga alla crisi economica un’ulteriore crisi dovuta al terremoto».
Ma i cittadini non potranno tornare nelle loro case ancora per chissà quanto tempo. Le operazioni di ricognizione dei danni sono partite, ma potrebbe essere molto difficile stabilire con sicurezza quali case sono agibili e quali no. «Sarebbe del tutto inutile- spiega Giovanni Manieri, ex responsabile del settore sismico della Regione- Ogni nuova scossa modifica la condizione degli edifici e la loro tenuta strutturale. Si rischierebbe di dare per agibili edifici che dopo poche ore potrebbero non esserlo già più». Quanto alla ricostruzione e restaurazione non se ne parla neppure, per il momento.
«Stiamo lavorando alla fase dell’emergenza, adesso – spiega Franco Mantero, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ferrara- Sicuramente il lavoro da fare è tanto. Finora le richieste di verifiche da parte della popolazione sono molto numerose. Ne abbiamo contate 500 solo nel comune di Bondeno, per fare un esempio, e sono migliaia in tutta l’area. Naturalmente in alcuni casi si tratta solo di intonaci scrostati, presumibilmente, ma il dato è comunque importante».
E all’orizzonte si profile un grande interrogativo: chi pagherà per la ricostruzione?
Pochi giorni fa il governo ha riordinato la Protezione Civile per decreto, sostanzialmente eliminando i risarcimenti per il terremoto da parte dello Stato. I cittadini che adesso dormono nelle tende, sotto la pioggia battente, le domande se le facevano a bassa voce ancora fino a ieri. Oggi le hanno urlate a Monti, durante la sua visita sui luoghi del disastro. Monti ha garantito esenzione dall’Imu per abitazioni e industrie danneggiate, allentamento del patto di stabilità per i Comuni colpiti, e ha finanziato il Fondo per la protezione civile con 50 milioni di euro, per gestire l’emergenza.
«Siamo vicinissimi alle famiglie» ha dichiarato Monti. Ma se i fondi per l’emergenza si sono trovati, niente è stato detto a proposito della ricostruzione. Tutto rimandato, vedremo a quando.
Claudio Magliulo