Il terremoto è arrivato anche in Emilia. Nuovi lutti, crolli, paure.
E’ giusto concentrarsi sull’emergenza, sulle cure da prestare alle vittime, sul soccorso a chi è stato colpito e sulla ricostruzione. Ma quale ricostruzione?
Torna urgente il tema di una vera Grande Opera su cui investire a livello nazionale e locale: la manutenzione e la messa in sicurezza del nostro territorio e degli edifici. Lo suggeriscono di nuovo e lo esigono i crolli dei capannoni delle industrie di Sant’Agostino ed i quattro operai morti sul lavoro, i crolli di edifici pubblici, privati e religiosi e le troppe vittime nei comuni della pianura emiliana.
E’ il caso di verificare quanto, tanto, c’è da fare e da cambiare nei nostri Comuni, nelle nostre Province, nella Regione Emilia Romagna. E’ opportuno discutere sulle scelte di indirizzo e quotidiane delle associazioni e dei gruppi imprenditoriali, delle aziende private e delle cooperative bolognesi ed emiliane.
Ci si è occupati troppo di grandi infrastrutture stradali ed autostradali (complanari e passanti), di treni ad alta velocità e di nuove (?) tecnologie per la mobilità (Civis e People mover), di nuove insostenibili urbanizzazioni (attorno a stadi e palasport, ma non solo). Invece, nelle scelte di bilancio e di investimento, andrebbero ascoltati di più quei cittadini, quelle associazioni ambientaliste, quei comitati locali e nazionali che da anni propongono piccole e grandi questioni di riconversione ecologica della vita sociale e dell’organizzazione delle città e delle produzioni.
E’ tempo davvero di cambiare politiche e cultura, scelte di governo, imprenditoriali e finanziarie.
Gianni Tugnoli